Oltre l’Ostacolo: Archi, Capovolti e lo Yoga come processo trasformativo

capovolto

Lo yoga non è un semplice esercizio fisico, ma un laboratorio vivente dove il corpo lavora sul mentale. È un sistema complesso che integra pratiche posturali, energetiche, sequenze di pranayama e meditazione di presenza mentale, fornendoci gli strumenti affinché il nostro intero organismo—fisico, psichico ed emotivo—possa attivare profondi processi di integrazione e espansione. Tra le esperienze più intense che questo cammino offre vi sono il lavoro sugli archi e le posizioni capovolte, famiglie di asana che, insieme alla riflessione filosofica sugli ostacoli, ci offrono chiavi preziose per la nostra evoluzione.

Spesso ci avviciniamo a queste pratiche con timore. L’immagine acrobatica diffusa dai media può farci sentire queste posizioni inaccessibili o lontane, generando paura. Eppure, il mondo dei capovolti è un dono che appartiene alla nostra natura più autentica e risuona con la dimensione giocosa dell’infanzia: ci ricorda quando facevamo le capriole, la ruota, andavamo sull’altalena o ci piaceva stare a testa in giù senza pensieri. Da adulti, la sedentarietà e le tensioni accumulate su collo e spalle—spesso punti critici—ci allontanano da questa libertà. Riscoprirla significa accedere a un punto di vista rovesciato sulla realtà, creativo e capace di ribaltare la nostra visione interiore ed esterna, un regalo per la salute, la longevità e l’equilibrio psicofisico.

Parallelamente, il lavoro sugli archi, o estensioni all’indietro, agisce come un potente antidoto alle abitudini della vita moderna. La quotidianità ci porta costantemente a flettere la colonna in avanti: per allacciarsi le scarpe, raccogliere oggetti dal pavimento o stare ore al computer. Spesso compiamo questi gesti curvando la schiena in modo errato, dal punto vita, invece che muoverci dalle anche. Questa chiusura costante trova la sua medicina nella pratica regolare delle flessioni indietro, che contrastano il degenerare della colonna vertebrale. Ma il beneficio va ben oltre la meccanica: gli archi permettono al torace di aprirsi e allargare i suoi spazi.

Sebbene la cassa toracica appaia come una struttura rigida a protezione degli organi vitali, praticando ci si rende conto che è estremamente mobile e capace di espansioni inaspettate.

Il lavoro sugli archi crea letteralmente spazio per la vita: allarga le scapole e soprattutto la parte clavicolare, generando un “sorriso clavicolare” che possiamo riconoscere anche nel nostro viso. Questa apertura fisica rilassa il diaframma, grande accumulatore di tensioni emotive, e permette al sistema posturale di inviare informazioni benefiche al sistema emotivo. Creando spazio nell’area del cuore, il corpo genera, a livello biochimico, sensazioni di gioia, coraggio ed entusiasmo che si trasferiscono alla vita quotidiana. Inoltre, gli archi lavorano intensamente sulla parete addominale, dove la densità e il tono muscolare necessario alla tenuta creano un massaggio viscerale che nutre il mondo digestivo e gli intestini.

Tuttavia, queste pratiche ci portano inevitabilmente a confrontarci con il nostro “mondo di dietro”, quella parte posteriore del corpo che non vediamo mai e che è legata alle nostre paure, ai ricordi più nascosti e persino all’eredità degli antenati. Praticare archi intensi e posizioni capovolte significa dover ristrutturare e organizzare consapevolmente questa zona d’ombra, sostenendo la colonna vertebrale senza farsi male. È un processo delicato perché tocca organi sensibili: negli archi, ad esempio, appoggiamo il corpo sulle surrenali, le ghiandole sopra i reni, lavorando così sul sistema ormonale che regola la circolazione fisiologica e il sistema immunitario.

Affrontare queste posizioni mette in campo meccanismi di difesa: la mente, per salvaguardare il corpo, può generare paura, specialmente se ci sentiamo deboli nella schiena o se abbiamo un sistema emotivo delicato. Lasciarsi cadere indietro o mettere la testa a terra può aumentare la contrazione muscolare proprio dove servirebbe apertura. Ecco perché la preparazione è fondamentale: scioglie le tensioni, permettendoci di accedere a benefici straordinari come la pulizia di organi (polmoni, cuore, reni) che tendono ad accumulare emozioni tossiche come tristezza, disamore e paura.

In questo percorso, l’ostacolo non va vissuto come un blocco o un fallimento, bensì come una soglia. Per chi ha varcato la porta di una scuola di yoga intraprendendo un percorso di crescita personale, il cambio di prospettiva è fondamentale: la difficoltà sul tappetino è una richiesta di maggiore attenzione consapevole. Non va combattuta con la sola forza di volontà o con uno spirito competitivo di performance, rispetto al quale lo yoga ci mette invece in guardia, ma va esplorata attraverso una “terza via” più delicata e interiore. Un piccolo laboratorio quotidiano dove impariamo a trovare l’equilibrio per rispettare e accettare il limite. In questo contesto, l’aiuto di un insegnante esperto e il lavoro a coppie durante i seminari creano quella sinergia necessaria per correggere le posizioni e superare in sicurezza sia le rigidità fisiche—dovute magari a traumi o periodi di affaticamento—sia i blocchi emotivi.

Questa riflessione sulla pratica fisica si intreccia profondamente con la sapienza delle tradizioni antiche. L’analisi degli ostacoli, presenti tanto negli Yoga Sutra quanto nella raffinatissima tradizione buddhista, ci ricorda che il cammino verso una mente chiara e calma non è un’autostrada serena. A differenza degli asceti antichi, che vivevano in contesti di rinuncia dedicando l’intera vita alla pratica, noi “capifamiglia” moderni siamo immersi nel mondo e dobbiamo fare i conti con un proliferare di distrazioni.

Oggi, uno degli ostacoli più grandi è proprio la difficoltà a mantenere una pratica regolare, alimentata paradossalmente dalla grande quantità di informazioni disponibili. Tendiamo a spaziare da un metodo all’altro, riflettendo continuamente e nutrendo il dubbio (“ho letto questo, però anche quell’altro è interessante”), invece di applicarci a una cosa sola per un certo tempo come suggeriscono i testi antichi. Disciplinarsi per creare un punto fermo nel caos della settimana diventa quindi un’ancora di salvezza. Riconoscere l’ostacolo—sia esso la rigidità di una schiena, la paura di capovolgersi o il dubbio che frammenta l’attenzione—e attraversarlo con gli strumenti che lo yoga ci offre, significa trasformare ogni impedimento in un’opportunità di crescita, realizzando quella sintesi tra corpo, mente ed energia che è il cuore di questa disciplina.

Formazione Continua: Ostacoli sul Cammino

Per approfondire questi temi in modo strutturato, il gruppo RiequilibrioYoga® propone il ciclo di formazione continua “Ostacoli sul Cammino”, rivolto a insegnanti e praticanti esperti in formazione che desiderano strumenti concreti per riconoscere e lavorare sugli impedimenti fisici, mentali e didattici.

Il percorso completo, riconosciuto YANI (23 ore totali), si articola in tre appuntamenti che integrano tecnica avanzata, didattica e visione filosofica:

  • Modulo I — Archi (22 febbraio 2026): Workshop tecnico e laboratorio didattico per affrontare le preparazioni, le progressioni e gli ostacoli tipici delle estensioni all’indietro.
  • Modulo II — Capovolti (29 marzo 2026): Un’intera giornata dedicata alla gestione della paura, alla stabilità e alle strategie per insegnare le inversioni in sicurezza.
  • Seminario — Yoga e Buddhismo: Gli Ostacoli (9–10 maggio 2026): Un weekend in presenza e online con Marco Passavanti per esplorare antarāya e āvaraṇa attraverso i testi classici, la meditazione buddhista e la pratica integrata.

Per riservare il tuo posto e scoprire tutti i dettagli del programma:

👉 Compila il form di iscrizione: https://forms.gle/uPKFaio1qKXwhiwi8
📧 Informazioni: info@yogalevie.it
+39 348 6822004

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